Mie magnifiche maestre di Fabio Genovesi

Fabio Genovesi con la Direttrice del Polo Biblio-Museale di Foggia, Gabriella Berardi e il libraio di Ubik, Salvatore D'Alessio.

Fabio Genovesi ha aperto l’edizione estiva di Fuori gli Autori a Piazza Mercato con il suo ultimo romanzo, Mie magnifiche maestre, Mondadori, 2025.

“È in questi posti che si fa letteratura”, ha detto all’inizio dell’incontro, commentando la location che accoglie la rassegna organizzata dalla Biblioteca “la Magna Capitana” di Foggia e dalla libreria Ubik.

Per il secondo anno consecutivo, la kermesse è realizzata in collaborazione con il Comune di Foggia, che ha deciso di accogliere l’evento nel cuore del centro storico della città.

Il salotto letterario di Piazza Mercato

“Un salotto letterario che contribuisce a trasformare e a rigenerare il territorio: un processo di cambiamento che portiamo avanti giorno per giorno, cercando di diffondere arte e cultura”, ha precisato l’Assessora Alice Amatore nei saluti iniziali.

Genovesi, in dialogo con la Direttrice del Polo Biblio-Museale di Foggia, Gabriella Berardi e con il librario Salvatore D’Alessio, ha toccato i punti più salienti del suo romanzo.

La storia è semplice, ma potente: ad una settimana dal compimento dei suoi cinquant’anni, l’autore ogni notte sogna una delle donne della sua famiglia. Arrivano le nonne, le zie e le zie delle zie, perché la famiglia non è solo quella di sangue, ma è soprattutto quella del cuore. Ed allora, nei sogni entrano anche le amiche.

L’Assessore alla Cultura del Comune di Foggia, Alice Amatore, insieme alla Direttrice del Polo Biblio-Museale di Foggia Gabriella Berardi e al Libraio Ubik, Salvatore D’Alessio

La vita non finisce con la morte

“È un libro che si è scritto da solo, precisa Genovesi”, sottolineando che il suo compito è stato quello di registrare i sogni.

Ma c’è molto di più in questo libro di quanto la sua modestia voglia svelare.

Proviamo, così, a raccontarvi la nostra lettura, consapevoli che ogni lettore legge un libro e aggiunge e toglie e svela e scopre parti di sé.

In questo romanzo, abbiamo visto il coraggio, che non coincide con un’azione, ma con la fiducia. Il coraggio è non smettere di credere che le cose possano accadere.

Ci vuole cuore per evitare che lo stupore vada via con gli anni che passano, ci vuole cuore a mantenere intatti i sogni che non sono l’opposto della realtà, ma un modo per completarla.

Così, anche la morte smette di essere l’opposto della vita e si trasforma in un dialogo intimo alimentato dalla memoria e dalla complicità.

Il pubblico di Piazza Mercato

La religione degli affetti: Isolina e le altre

Ognuno troverà il proprio sogno e la propria storia preferita in questo libro: Isolina che ha insegnato il rispetto a suo marito ficcandogli una falce nel fianco, zia Gilda e la sua passione per i funerali, Irene a cui i maschi non piacevano, Violetta e il cesto delle uova puzzolenti da benedire alla vigilia di Pasqua.

Noi siamo rimasti incantati e commossi da Benedetta, che avrebbe potuto essere miss Cuore di panna, e invece ha scelto l’eroina. Ma Benedetta ha insegnato a Fabio-bambino una delle lezioni più belle della vita: non tutto deve essere ben stirato, perfetto, allineato, incollato a dovere. Le figurine dell’album, metafora dell’esistenza, possono anche arricciarsi un po’. Solo così si potrà scorgere una farfalla nel teschio e un teschio nella farfalla, tenere insieme gli opposti e farli dialogare.

Saper correre il rischio, imparare a traguardare l’ovvio, scorgere nuove possibilità nell’imperfezione. “Se non traballa un pochino, bellezza non c’è”. E se nella vita in terra Benedetta non ha lasciato l’ultimo sorriso a Fabio prima di rientrare a casa, nella vita dei sogni, lei sì che sorride e dice una delle più belle preghiere laiche che ci siano. Anzi, no, di sicuro la più bella: “Ciao, a domani”. La promessa dell’ancora, del tutto che ricomincia e non conosce fine.

“La psicoanalisi ci ha insegnato che i sogni sono delle vie di espressione dell’inconscio, ma a noi cosa importa di quelo che si nasconde sotto l’iceberg”, ha precisato lo scrittore. “I sogni hanno il dono di completare la vita”.

E così, di sogno in sogno, il libro si snoda tra aneddoti, sorrisi, malinconie.

E suona come un monito, ma dolce, il beee di Azzurra, che dal suo banco in fondo all’aula, con l’insegnante di sostegno, sembra avvisarci che essere pecore non va bene. Che la vita può essere vista, assaporata, presa a calci e accolta da tanti punti di vista, oltre il gregge e le ovvietà.

Godzilla e l’urlo d’amore

Irene, pure, è una figura che abbiamo molto amato, come abbiamo amato lo sguardo che lo scrittore posa su Godzilla, il pomeriggio in cui scopre il cinema e se ne innamora.

Godzilla e il suo urlo d’amore, quando si accorge che nessuno al mondo è come lui (lei?), che è un essere destinato a rimanere solo (sola?), mentre tutti abbiamo bisogno di essere con.

Ed è un po’ il filo rosso che lega, a nostro parere, questo libro, tutte le storie di questo libro, e anche gli altri libri di questo autore.

Siamo sempre divisi tra il bisogno di isolarci, che per alcuni è più forte, e il bisogno di essere insieme.

“La sua testa è lassù tra le nuvole e il fumo delle esplosioni, a cercare in giro quello che cerchiamo tutti nella vita: qualcosa, qualcuno […] L’urlo di Godzilla è un’altra cosa, e risentirlo stanotte nel mio sogno mi strizza l’anima come allora, perché è insieme un richiamo d’amore e un pianto di dolore”.

C’è così, in questo libro, il tema dell’altrove, perché ciascuno di noi quando dice: “Ho altro da fare”, sceglie una strada e decide di non percorrerne molte altre.

Come Robert Frost che in una delle sue poesie più celebri, La strada non presa, scrive: “Due strade divergevano in un bosco e io-io ho preso quella meno battuta e questo ha fatto tutta la differenza”.

C’è la danza in questo libro, c’è dappertutto, ma sopra ogni cosa nel finale, che sorprende, come dovremmo lasciarci sorprendere dalla vita.

Anche quando erigiamo muri, fatti delle nostre abitudini e solitudini, delle stanze stipate di libri, di manifesti cinematografici, di videocassette e dvd, o di ogni altra nostra passione.

Manifesto cinematografico che fa parte della collezione della Biblioteca, composta da oltre 34.000 esemplari

Gli alberi non sono fermi

Dovremmo conservare la voglia di cantare come fanno le cicale, la stessa forza degli alberi che solo un occhio disilluso può vedere fermi, mentre le radici scavano, i rami si allungano, si vestono e si svestono, le gemme spuntano, gli uccelli li rallegrano.

Non si tratta di ottimismo ad ogni costo, anzi. Si tratta di convivere con le proprie perdite e saperle trasformare nel nuovo che potrebbe arrivare. I lutti, gli strappi, parti di noi che vanno via per sempre ci sono, inutile negarlo.

Forse di questo romanzo colpisce l’attesa, sperare che Godzilla trovi un suo simile, che Benedetta torni per altre estati, bellissima, sulla spiaggia.

Sapere di avere certamente sbagliato qualcosa, o qualcosa di troppo. Avere rimorsi, rimpianti, sensi di colpa. Come è per tutti.

“Ma [ricordarsi anche di ] cantare, sognare, ridere, muoversi, essere solo, essere libero, avere vista cristallina e voce argentina. Quando va mettersi il cappello di traverso, per un sì, per uno battersi o scrivere un verso”, come ci insegna il celebre Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand.

Nella stessa serata, a San Marco in Lamis, Fabio Genovesi ha incantato oltre duecento persone nella serata inaugurale di Pagine d’Autore, manifestazione gemellata alla nostra, a cura della professoressa Carla Bonfitto.

Godzilla è felice come Sisfo

[.] La grande idiozia della coerenza, e una strada dritta da seguire.  […] La strada la fai tu, la strada sei tu, scrive ancora Fabio Genovesi.

A noi piace portare in giro le storie che amiamo: mettere insieme i lettori, completare le nostre vite, allargare i nostri sguardi, attraverso le parole sulla carta e le parole dai palchi e tra il pubblico.

Percorrere e scoprire e costruire insieme strade inaudite.

Immaginarci Godzilla felice, come già Sisifo lo fu, secondo Camus.

Ci rivediamo in piazza Mercato il 15 luglio 2025 alle ore 19.00 con Paolo Di Paolo, che presenterà il suo ultimo libro Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola, Il Mulino, 2024.

I libri che presentiamo a Fuori gli Autori sono disponibili per il prestito al Museo di Storia Naturale di Foggia, in viale Giuseppe Di Vittorio, 31.

Controlla sul catalogo della Biblioteca se è disponibile anche la versione ebook per il prestito digitale.

Dello stesso autore, leggi su questo blog anche la recensione del libro Il mare dove non si tocca.

Consulta qui di seguito l’intero programma di Fuori gli Autori.

Condividi l'articolo:
Viaggiatrice di poltrona con i libri, in camper senza. Perdo sempre gli occhiali, raramente la pazienza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *