Lib[e]ri

La biblioteca in carcere

Un giorno in carcere

È  cambiato il colore delle sbarre, quelle dei cancelli che separano l’ingresso dal corridoio e conducono alle celle. Erano bianche, un bianco ingrigito dal tempo, adesso sono azzurro intenso. Sembrano pitturate di fresco, conservano traccia del gesto, si vede bene la pennellata. Per l’abbondanza del colore e la lucentezza del blu, rimandano alle ringhiere delle navi in mare aperto più che al chiuso di una prigione, o forse questa immagine ci arriva, come una suggestione, da un lungo murales a tema marino.

È cambiata, mi sembra, la luce nell’istituto. Non credo sia un dato reale: le mura sono sempre le stesse. Uguale il bianco delle pareti che alle 11 del mattino ci abbaglia. Uguali le finestre, e le grate contro le quali il sole sbatte e si ferma. Dietro di esse un cielo a quadretti così blu da fare male. Davanti a nostri passi, sul pavimento, ombre alla Mondrian in bianco e nero.

Piet Mondrian, Composizione in bianco e nero III, 1930
Piet Mondrian, Composizione in bianco e nero III, 1930

Stamattina, qui, è tutto luccicante. Sarà l’odore di detersivo che entra nel naso e fa starnutire, le piastrelle umide, lucide, c’è ovunque un pulito impeccabile, e non è certo per “noi” che è così lindo. Si capisce che è una pratica quotidiana, necessaria mi verrebbe da dire. Aver a cuore il luogo nel quale si vive, lo spazio nel quale si deve stare.

Non è cambiato il clima generale di accoglienza e la gratitudine, non detta, che ci arriva dallo sguardo di tutti i detenuti che incrociamo.

Sono invece cambiati i volti e i nomi delle figure di riferimento, le persone con le quali noi bibliotecari de “la Magna Capitana”, ci confronteremo.

Accompagnati da Maria Giovanna Valentini e Paola Errico – Funzionarie responsabili dell’Area Giuridico -Pedagogica – attraversiamo il corridoio, saliamo una rampe di scale. Cancelli si chiudono alle nostre spalle prima che una nuova porta si apra, l’aria che il nostro corpo smuove sembra produrre sempre un rumore metallico. Eppure c’è calma, sorrisi, gentilezza e idee concrete su quel che faremo.

Lo Scrivano

Raggiungiamo così un piccolo spazio adibito a Biblioteca.

Sulla porta chiusa di questa cella piena di libri, che chiamerò “sala”, c’è un cartello che invita a rivolgersi allo Scrivano. Scrivano: Colui che scrive, compila, trascrive. Una definizione che corrisponde in un certo senso a una parte del lavoro che i bibliotecari svolgono. Sono anche io una Scrivana, siamo colleghi. Lo scrivano arriva, ce lo presentano, gli stringiamo la mano.

I libri sono in ordine dentro scaffali di ferro con le vetrinette chiuse a chiave. Lo scrivano in questione, responsabile di questo spazio, è molto preciso. Ci racconta qualcosa: di chi prende sempre i libri in prestito, li divora, ne vuole subito altri, “… insomma tutto quello che sta qua, l’ha già letto!” Ci dice che enciclopedie, Bibbie e tomi, nessuno li chiede. Restano fermi sul palchetto…

La biblioteca in carcere
Casa Circondariale di Foggia

La biblioteca in carcere

Sono passati alcuni anni da quando come biblioteca ci siamo occupati di piccoli interventi che comunemente definiamo di “promozione alla lettura”, ma che “qui” promuovono e smuovono molte altre cose, soprattutto umane, personali, private.

Questi momenti di confronto intorno alle storie e ai libri diventano occasione, per loro, di incontrare il mondo fuori. Momenti culturali, per noi, normali e frequenti – gli scrittori, le scrittrici, i film, e poi discutere di quel che si è ascoltato e visto – qui hanno un peso e un valore diversi.

Per noi bibliotecari, questi momenti, sono un’opportunità o una sfida. Ci costringono a guardare le cose da un altro punto di vista, non banale, non di circostanza, mai superficiale. Almeno a provarci. Ci spingono a lavorare per sottrazione: scartare via quello che non ha senso, che serve poco, che non aggiunge niente. Proprio come si fa in una biblioteca da ripristinare, quando bisogna decidere, tra tanti, quali libri tenere e perché.

Sono, per noi, occasione per imparare a scegliere le parole. Non solo le parole dei libri o dei film che proporremo, ma proprio quelle da dire, da consegnare. Consapevoli del fatto che le tracce di una conversazione o di una lettura, in carcere, resteranno impresse nelle persone molto più a lungo di quanto accadrebbe fuori, in una libreria, in una casa, in biblioteca.

Abbiamo dunque la grande responsabilità di fare, e di fare bene. Di lavorare con rigore ma mettendoci in gioco; di porre domande, ma essendo disposti a farcene. Di mantenere la giusta distanza emotiva ma provando ad essere sinceri perché loro, lo scrivo per averlo già provato, lo saranno.

La Convenzione tra Regione Puglia e Istituto Penitenziario di Foggia

La Biblioteca “la Magna Capitana”, in quest’anno nuovo che arriva, torna in carcere per promuovere e gestire i servizi della Biblioteca della Casa Circondariale di Foggia. Questo obiettivo è diventato possibile grazie a una Convenzione tra Regione Puglia – Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio e la Direzione dell’Istituto Penitenziario della nostra città.

Alla Biblioteca, in carcere, vengono dedicati uno spazio nel reparto Maschile e un punto lettura più piccolo nella sezione Femminile. Un terzo spazio è in via di ristrutturazione.  

Ogni lunedì, a incominciare da gennaio 2026, la Magna Capitana sarà presente nella Casa Circondariale per ripristinare il patrimonio librario già presente, selezionando ed eventualmente scartando quel che attualmente c’è, e senz’altro integrando le collezioni. Verrà offerta inoltre la possibilità, alla Casa, Circondariale di consultare il catalogo della nostra Biblioteca e di accedere al prestito, come un qualsiasi utente. Così facendo, la rosa dei titoli disponibili per i lettori, si amplierà di molto.

Momenti condivisi e incontri letterari

Parallelamente, sarà cura dei bibliotecari creare momenti condivisi (gruppi di lettura, letture ad alta voce, incontri con gli autori) per promuovere e accompagnare la scelta di uno o un altro testo. Gli interventi potranno eventualmente essere di supporto alle normali attività scolastiche in carcere.

In ogni caso si terrà conto delle richieste dei lettori detenuti che già in questo primo sopralluogo hanno saputo esprimere in modo netto le loro preferenze: romanzi, gialli, storie d’amore e “romanzi storici, soprattutto”. E ancora poesie, e anche “qualcosa di semplice che riguardi la medicina, la cura, il corpo, e lo sport…

Abbiamo preso nota, abbiamo segnato tutto, è il nostro modo per incominciare a lavorare.

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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