Definisci bambino

Immagine tratta dal sito
Che cos’è un bambino?, di Beatrice Alemagna, Topipittori, 2005

I bambini, desiderano cose strane: avere le scarpe che brillano, mangiare zucchero filato a colazione, ascoltare la stessa storia tutte le sere.

“Definisci bambino” ha chiesto qualcuno. Noi lo sappiamo che cos’è un bambino, ma se dovessimo scordarcene, come colti da amnesia o vittime di un maleficio, questo libro ce lo ricorda. Lo ricorda a quelli come noi, e anche a quelli diversi da noi. Lo spiega bene a chi lo sa già e anche a chi non lo sa ancora, o non lo vuole sapere.  

“Un bambino è una persona piccola”, con il corpo piccolo, i piedi piccoli, piccolini i passi, piccoli i gesti, piccoli gli occhi per leggere il mondo, piccole le mani per esplorarlo, piccole le orecchie per farlo proprio, ma non per questo con idee piccole.

Un bambino è una promessa, un progetto, fiducia immensa nel domani anche quando ragioni per essere speranzosi non ce ne sarebbero da nessuna parte. È un luogo aperto, senza confini, che proprio per questo non va maltrattato. È lo sguardo lanciato in avanti. Il desiderio di non sbagliare, cioè di sbagliare il meno possibile. Un’opportunità, per noi “grandi”, di fianco a loro, giorno dopo giorno, anno dopo anno, di essere migliori di quel che siamo.

Un bambino è un dono senza niente da festeggiare, se non la vita.

Stai a vedere come cresco, come cambiano il corpo, la voce, i capelli e anche i pensieri. Quell’invito, fatto proprio a noi, solo a noi, ad essere testimoni di tanta meraviglia. Ecco il regalo.

“Definisci bambino”

“Essere privilegiati è una condizione di cui non bisogna avere vergogna, però bisogna sentirla.

“Definisci bambino” ha chiesto qualcuno. Be’, è una domanda legittima: non c’era bisogno di scaldarsi tanto. […] bisogna parlare.

Bambino: è facile a dire cos’è un bambino, gli avrei risposto a quel tale.

Un bambino è un moto a luogo. Cioè una condizione temporanea.

Il bambino è un tizio con le stesse prospettive di diventare adulto che hai avuto tu.

Io non lo so che effetto fa una bomba che esplode dove un attimo prima tua figlia stava facendo ‘ciaf ciaf’ in una pozzanghera.

Però riesco a capire cosa devono provare  certi genitori che non possono fare quel gioco di immaginarsi i propri figli adulti.

Ah, io ci vado matto.

A volte mi basta una foto per pensare: Ma guarda…

Oppure mia figlia se ne sta lì, distratta davanti a un film o vattelapesca; se non ride più per qualcosa che la faceva ridere fino all’altro ieri, o se faccio caso a un dettaglio nel suo volto, nel modo nuovo di opporre il corpo al mondo, se non ne vuole più sapere della sua felpa coi coniglietti.

Vederla crescere.

O no?

A nessuno di noi, privilegiati, è richiesto di trovare una soluzione per tutto questo casino, però includere, riuscire a includere, nell’enorme, magmatico flusso di tutte le cose anche il pensiero che tu sei un adulto […] grazie al fatto che hai avuto la possibilità di diventarlo, be’, tu la senti questa fortuna?

Se la senti sei già a buon punto, secondo me.”

Questo pezzo è parte di un post dello scrittore e giornalista Stefano Sgambati, sul suo profilo Instagram.

Il Libro

Che cos’è un bambino, è stato pubblicato in francese, greco, spagnolo, portoghese (Brasile), olandese, cinese tradizionale, coreano, svedese, inglese, cinese, giapponese, rumeno, arabo, ebraico, polacco, estone, turco, catalano, così che tutti i bambini possano goderne, e nessun adulto nel mondo, mai più, a parlar di loro, possa sembrarci “confuso”.

Il libro fa parte delle collezioni della Biblioteca dei Ragazzi de “la Magna Capitana” di Foggia, ed è regolarmente ammesso al prestito. In questi giorni di mobilitazioni internazionali per Gaza, dedichiamo queste poche parole ai bambini e alle bambine vittime del genocidio.  

[L’immagine di copertina è tratta dal sito Terre del Hommes.]

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Pugliese. Quel che più ama: i figli, il blu mare, i colori primari e, a partire da quelli, tutti gli altri, la pagina scritta, la parola che cura, i bambini, danzare, e la sua Stromboli.

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