Questa zebra non è un asino. Un’amicizia più forte della guerra, di Giorgio Scaramuzzino e Gek Tessaro
Giorgio Scaramuzzino nel 2020 pubblica, per Salani, insieme a Gek Tessaro illustratore dal tratto inconfondibile e potente, Questa zebra non è un asino. Un’amicizia più forte della guerra, un libro ispirato a una storia vera ambientata a Gaza nell’ormai lontanissimo 2009. Il libro racconta la vera amicizia tra un bimbo palestinese, una zebra e il guardiano di un piccolo zoo. Un’amicizia tanto forte e buona da resistere persino alla guerra.

Protagonisti di questa storia sono Talal, un bambino di otto anni, la zebra Aidha e Nidal, il vecchio guardiano dello zoo.
Una grande prova d’amore, un uomo che rischia tutto ciò che ha per ricominciare, e per dire al mondo che la felicità e la speranza sono sempre possibili, anche sotto le bombe
Tratto dal sito di Salani
Con la stessa speranza noi, dall’agio delle nostre case, delle nostre scuole rassicuranti e certe, dalle nostre biblioteche pulite e integre e piene di libri, ci aggrappiamo alle pagine di questo libro. Da queste partiamo per sfiorare con rispetto il tema doloroso di una guerra che da decenni consuma il popolo palestinese.

Un libro e uno spettacolo
“Questa zebra non è un asino” è anche uno spettacolo di e con Giorgio Scaramuzzino, per grandi e piccoli, a partire dai 6 anni.
Abbiamo voluto con questo spettacolo proporre una riflessione sulla condizione dell’infanzia e della adolescenza nelle regioni dove ancora oggi persiste un conflitto armato.
Dal sito di Giorgio Scaramuzzino
La Striscia di Gaza è emblematica in tal senso, da un lato perché è una zona abitata da un’altissima percentuale di giovani, più della metà della popolazione, e dall’altra perché l’informazione su quello che accade in quella terra così isolata, quando arriva da noi, spesso non è esaustiva.
Inevitabilmente abbiamo preso in esame la Convenzioni che l’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite ha redatto il 20 Novembre 1989 e che molti paesi hanno sottoscritto. Convenzione spesso trascurata e poco conosciuta. L’articolo 42 dice che tutti i paesi firmatari si impegnano affinché tutta la popolazione sia a conoscenza del contenuto dei cinquantaquattro articoli. Ma questo non avviene e non basta la buona volontà del singolo insegnante per informare, è necessario un maggior impegno istituzionale. Il teatro può, forse deve, lanciare messaggi forti, naturalmente con leggerezza e divertimento. Un’ora a teatro può essere più accattivante dell’ora di legalità tra le mura scolastiche. Lo spettacolo, in sintesi, vuole proprio essere uno strumento e uno stimolo, al lavoro dell’educatore.
Prediamo dunque in prestito le parole di Scaramuzzino così misurate e giuste, per creare un momento di riflessione da fare proprio con i più piccoli.
Da allora ad oggi le cose in Palestina sono solo peggiorate. Assistiamo impotenti e storditi a uno sterminio che non risparmia nessuno, anzi pare accanirsi in special modo sui bambini, donne, civili. Che colpisce quel che trova, le piazze, le strade piene di gente, le case di tutti, luoghi di ritrovo, di pace, di cultura e di cura. Che rade al suolo le scuole piene di giovanissimi studenti, e gli ospedali, con tutti quei feriti dentro e i medici che, sia pur in condizioni estreme, provano a curarli.

Global Sumud Flottilla
È di pochi giorni fa la notizia della mobilitazione della Global Sumud Flottila. Si tratta di una flotta pacifica e pacifista che, esclusivamente coi propri mezzi, senza nessuno alle spalle, è partita dal porto di Genova con imbarcazioni (50 circa, a cui se ne stanno aggiungendo altre) più o meno adeguate, ma tutte ugualmente cariche di viveri, medicinali, beni di primo soccorso, per raggiungere una popolazione ridotta allo stremo e provare a rompere il blocco israeliano della Striscia di Gaza.

È commovente e dà speranza pensare che là dove le istituzioni e i paesi che contano, coi loro governatori, si defilano, sia la gente comune, di ogni tipo e di ogni età, a “fare”. A rischiare la propria vita pur di non stare con le mani in mano.
Le nostre armi
Crediamo nel bene, nella gente per bene che si comporta bene, che si espone e si schiera e che agisce, anche in una situazione così disperata e disperante. Crediamo nelle armi buone.
I nostri strumenti, umani, personali e professionali, le nostre “armi”, sono i libri. La pagina scritta, le storie, le possibilità che da ogni storia nascono. Le parole buone di Scaramuzzino e di tanti altri autori per ragazzi, e i colori forti e sinceri come quelli di Gek Tessaro, entrambi amici della Biblioteca dei Ragazzi “la Magna Capitana”, ed ospiti nelle scorse edizioni del nostro Buck Festival.
A queste armi pulite noi ci aggrappiamo. Con queste strette in una mano teniamo alta l’attenzione e soffiamo il nostro piccolo fiato di solidarietà, che arrivi fino ai bambini e alle bambine vittime di questa ingiusta guerra. Buon vento a chi è in mezzo al mare.
